Apertura nuovo centro di Telemedicina GHT
Progetto finanziato con il sostegno dell'8xMILLE della Chiesa Valdese Italia
Apertura nuovo centro di Telemedicina GHT
Progetto finanziato con il sostegno dell'8xMILLE della Chiesa Valdese Italia
Blantyre, Malawi. Al via il servizio di telerefertazione di elettroencefalogrammi con filmato, in collegamento con l’IRCCS Besta ed i neurologi di Milano. Dal centro Dream di Blantyre attraverso la piattaforma della Global Health Telemedicine, i teleconsulti di arricchiscono del tracciato elettroencefalografico.
Il tutto è il frutto della collaborazione tra Istituto Besta, Società Italiana di Neurologia, Fondazione Mariani e DREAM che con sinergie e la forza di competenze diverse rendono possibili cure di eccellenza per l’epilessia in Africa. Un passo in più per la cura della epilessia in Africa che diviene sempre più una realtà.
Un altro muro è stato superato con il ponte della telemedicina.
La Comunità di Sant’Egidio ha attivato una nuova linea telefonica per le persone più fragili, nella città di Roma: 06 8992299.
Oltre a dare informazioni e fornire aiuto di tipo sociale sui servizi disponibili (come ad esempio la consegna a domicilio), viene offerta anche la possibilità di un teleconsulto multispecialistico per tutti coloro che, a causa dell’emergenza Covid-19, faticano a rivolgersi ai normali canali del sistema sanitario.
Il servizio è rivolto in particolare ad anziani, malati, persone sole, che hanno necessità di aiuto per problemi sociali o patologie diverse dal coronavirus, che in questo periodo incontrano serie difficoltà ad essere ascoltate e aiutate.
N. di telefono unico: 06 8992299
Tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 anche la domenica
Il telefono si avvale dell’esperienza del programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio (attivo in 11 Paesi africani) e dei servizi di Global Health Telemedicine e TTre che da anni offrono consulenza a centri sanitari in diversi luoghi del mondo.
Si precisa che il servizio, pur essendo di grande utilità per consigli riguardanti diverse situazioni mediche, non si prende carico di urgenze o di patologie afferenti a sospetta o conclamata infezione da Covid-19 per le quali già esistono reti e percorsi regionali dedicati.
Il dottor Francesco Gabrielli dirige il Centro Nazionale per la Telemedicina e le nuove Tecnologie assistenziali dell’Istituto Superiore della Sanità. Si occupa di promuovere, coordinare e sviluppare la ricerca in questo settore, sia in ambito clinico sia di governance di sistema. Esperto di tecnologie innovative applicate alla medicina, ha collaborato con GHT Onlus in Malawi, dove ha organizzato un corso di formazione assieme al nostro team. In questi giorni sta lavorando al primo report sulla telemedicina in Italia, basato sui dati raccolti dalla sua squadra lo scorso anno e relativi al triennio 2014-2017.
Dottore, qual è lo stato attuale dell’applicazione della telemedicina nel Paese?
Secondo i nostri dati, tra il 2014 e il 2017 in Italia sono nate circa 350 esperienze di telemedicina distribuite su tutto il territorio nazionale, alcune delle quali sono tuttora attive. Analizzando i dati abbiamo notato un’assoluta mancanza di coordinamento delle attività. Sono state fatte sperimentazioni in abiti diversi, con soluzioni ed esiti diversi. Non c’è alcuna omogeneità e mancano standard nazionali riconoscibili. L’unica cosa che c’è sono le linee di indirizzo nazionale, ma sono ormai concettualmente datate e andrebbero revisionate. Dopo di che non c’è stato nulla. Manca un quadro organico entro il quale operare. Si continuano a fare sperimentazioni in maniera non organizzata, non coerente, senza un reale coordinamento tra regioni e aziende sanitarie.
Un quadro complesso. Da dove pensate di cominciare per cambiare le cose?
Stiamo lavorando per creare un sistema nazionale per la telemedicina, un modello di lavoro all’interno del quale ognuno, a seconda delle necessità territoriali, potrà operare partendo da un riferimento di base ben definito. L'obiettivo è di rendere confrontabili le diverse esperienze e le soluzioni messe in campo.
Quanto ci vorrà per raggiungere degli standard efficaci e omogenei di utilizzo della telemedicina?
Siamo ancora lontani, non ci sono le basi di conoscenza scientifica perché non esistono studi mirati. In un anno e mezzo abbiamo lavorato molto su questo: abbiamo istituito un gruppo nazionale di studio sulla cyber security in sanità e uno per la valutazione economica dei servizi di telemedicina. Abbiamo effettuato la prima ricognizione su base nazionale e il primo studio sul glossario italiano di telemedicina. Adesso stiamo preparando le linee guida specialistiche per l’applicazione nelle varie discipline mediche.
Che dialogo avete con le istituzioni politiche, avete avanzato proposte?
Come detto, mancano i riferimenti complessivi per pensare a quali norme potrebbero essere utili. Il ministero della Salute ha già i dati che abbiamo raccolto e sta inserendo i nostri modelli nel nuovo sistema informativo sanitario nazionale, in modo che le regioni forniscano le stesse informazioni che abbiamo chiesto nel corso della ricognizione. I decisori politici stanno cominciando a chiedere informazioni. E’ ancora presto per parlare di un piano per una governance di sistema in quest’ambito e delle norme necessarie entro il quale progettarlo.
Quali sono le potenzialità dell’applicazione della telemedicina in Italia?
Sono innumerevoli. Può avere un enorme impatto sulla prevenzione e sicuramente porterebbe un beneficio immediato per i pazienti con patologie croniche, che oggi hanno un rapporto con la sanità oggettivamente difficile (spesso c’è discontinuità nella presa in carico o nell’aderenza alla terapia). La telemedicina potrebbe migliorare notevolmente la gestione di questi casi. Si potrebbe riuscire a diminuire notevolmente il carico di lavoro dei pronto soccorso, una delle più grandi speranze che abbiamo. Senza contare le opportunità per il sistema sanitario legato ai piccoli centri rurali o montani. Se potessimo sfruttare servizi di telemedicina regionali ben coordinati con le aziende sanitarie locali e con l’appoggio dei medici di medicina generale, avremmo un enorme vantaggio per la popolazione.
Quanto può far risparmiare la telemedicina al nostro sistema sanitario?
Non c’è ancora una valutazione costi benefici definitiva. Ma si può dare un’idea del potenziale risparmio: ogni ricovero giornaliero costa in media tra le 500 e le 800 euro. Potremmo evitare molti ricoveri e garantire una cura a domicilio sicura. O ad esempio potremmo monitorare i pazienti cardiopatici e prevedere episodi di scompensi cardiaci limitando gli accessi al pronto soccorso. Solo con l’applicazione su questa patologia il risparmio sarebbe enorme. Ci sono poi le possibilità offerte per le diagnosi, i programmi di screening e molto altro.
Lei ha collaborato con GHT Onlus, cosa ne pensa dell'utilizzo della telemedicina nella cooperazione?
E’ la chiave per rivoluzionare la cooperazione sanitaria. Il lavoro del dottor Bartolo e di GHT ha dimostrato che con la telemedicina si possono ottenere risultati immediati e duraturi con risorse limitate. Oltre a questo, è un approccio che "costringe" le persone a formarsi e aiuta a sviluppare l’autonomia dei sistemi sanitari locali.
Il nostro primo corridoio sanitario si è concluso con successo e Giniyo, il bambino di 9 anni che abbiamo conosciuto in Malawi durante una missione nel 2018, può ora tornare a sorridere. Il piccolo era affetto da una rara forma tumorale benigna (neurofibromatosi), che aveva colpito la metà destra del volto e reso difficili le azioni più semplici, come mangiare, bere o anche sorridere.
Global Health Telemedicine ha voluto scommettere sulla sua rete e ha deciso di aiutare il piccolo organizzando una raccolta fondi per portarlo in Italia e farlo operare. In poco tempo abbiamo raggiunto la cifra necessaria per coprire il costo dei biglietti aerei e della permanenza del bambino assieme a suo papà. Un traguardo arrivato anche grazie all’impegno dei molti volontari della Comunità di Sant’Egidio che hanno attivamente contribuito all’assistenza e a tutte le necessità di Giniyo prima dell’operazione e durante la degenza.
A prendere in carico il caso è stato un team multidisciplinare dell'ospedale Santa Chiara di Pisa, grazie all’interesse del professor Franco Mosca, direttore della Fondazione ARPA, e al contributo della Regione Toscana. Il piccolo è stato operato da un equipe chirurgica di altissimo livello composta dal professor Emanuele Cigna, chirurgo plastico, dal professor Luca Bruschini, otorinolaringoiatra, e dalle dottoresse Amelia Santoro e Olimpia Mani.
Giniyo è stato operato a novembre ma il team che si è occupato di lui ha dato notizia dell’intervento soltanto lunedì scorso. Nonostante la complessità della patologia e la giovanissima età del paziente, l’operazione si è completata con successo in meno di 6 ore. «Non è stato semplice isolare la massa senza danneggiare il piano dove passano i muscoli mimici del volto – hanno commentato Cigna e Bruschini –. Ma era fondamentale garantire un risultato che lasciasse al bimbo la capacità di sorridere, bere ma anche parlare senza un’alterazione dei movimenti della bocca».
Il viaggio di Ginyio è stato il primo corridoio umanitario organizzato e finanziato da Global Health Telemedicine. Un impegno che si affianca alla consueta attività di teleconsulto e che speriamo possa intensificarsi nei prossimi anni.
GLOBAL HEALTH TELEMEDICINE è una onlus che nasce dall'esperienza del programma Dream della Comunità di Sant'Egidio per la cura dell' HIV. Offre un servizio di teleconsulto medico, open source, gratuito, multidisciplinare che si avvale di un pool di specialisti italiani che prestano gratuitamente la loro consulenza. CONDIVIDI